Lo yoga non è una religione, è più vicino ad una scienza, in passato era conosciuto da pochi individui, tanti personaggi più o meno famosi nel corso delle varie epoche hanno fatto un lavoro di trasformazione dello yoga adattandolo alle varie epoche umane. Patanjali è il punto fermo su cui ruota tutto lo yoga, è l’unico che lo ha trasformato in scienza, egli ha composto in forma armonica le intuizioni di migliaia di mistici che lo avevano preceduto, era un matematico, filosofo vissuto tra il 2° e il 5° sec. d.C. Finalizzato alla liberazione dell’anima dalla materia cui è incatenata di vita in vita, lo yoga di Patanjali, si propone di raggiungere questo obbiettivo con una pratica articolata in otto momenti, Ashtanga Yoga, i quali sono di natura fisica, comportamentale e spirituale. Lo yoga è esperienza e per raggiungere tale obbiettivo evolutivo non possiamo saltare le tappe proposte, nei vari tipi di yoga proposti oggi( che in realtà non esistono, perchè lo yoga è uno solo) viene fatta molta confusione portando spesso squilibrio nell’essere umano. Lo yoga è un viaggio di conoscenza della nostra mente illusoria, ci si avvicina quindi per gradi seguendo una pratica, lo yoga infatti dice di non credere, ma di sperimentare, è un lavoro individuale su noi stessi per conseguire la consapevolezza. Il percorso descritto da Patanjali si suddivide in otto tappe fatte da leggi da rispettare per poter raggiungere la conoscenza. La prima legge e Yama,cioè rotta verso la quale indirizzare le nostre energie senza disperderle in mille direzioni. Dare una rotta alla propria vita, è un punto di partenza e per fare ciò occorrono delle regole: Ahimsa cioè non uccidere, rispettare ogni forma vivente, Satya, cioè non mentire, soprattutto a noi stessi, Asteya cioè non rubare, poichè i valori sono quelli che ognuno possiede dentro di sè, Brahmacarya cioè astinenza sessuale, vuol dire non essere succubi degli istinti primari, Aparigraha, distacco interiore, tali da non essere più possessivi. La seconda tappa e Niyama, vuol dire pulizia del corpo e della mente, se il corpo è curato e alleggerito dalle tensioni anche la mente si alleggerisce. La terza tappa sono le Asanas o posizioni del corpo che conosciamo come Hatha Yoga, che vuol dire HA= Sole e THA= Luna e Yoga vuol dire unire, legare. La quarta tappa è Pranayama o respiro, forza vitale che anima la materia e appartiene alla vita. Lavorando sul respiro è possibile intervenire sulle emozioni, sui pensieri. La quinta tappa è Pratyhara, cioè attraverso la conoscenza del proprio ritmo vitale, del proprio respiro si acquisisce il vero distacco dall’attività sensoriale, dalle emozioni, dalla materia che ci influenza. La sesta tappa è Dharana cioè la capacità di concentrarsi, vuol dire mettere a fuoco la propria consapevolezza. La settima tappa è Dhyana, cioè la meditazione che vuol dire essere consapevoli dei nostri pensieri, emozioni, sensazioni ed essere percettivi. L’ottava tappa è Samadhi, cioè l’essenza divina, il raggiungimento della nostra evoluzione interiore. Patanjali parla di tutto questo percorso come di un processo che richiede vite per essere realizzato, viene usata la logica nell’espressione solo per praticità. Lo yoga è questo, è una scuola di vita e va percorsa seguendo tutte le tappe, non si può saltare da una tappa all’altra a casaccio. Lo yoga lavora sul corpo, sulle emozioni, sui comportamenti, sulle attitudini interiori preparando il terreno ad un cammino cosciente.