Nel Rajayoga si legge:”quando la persona è profondamente radicata nella mitezza, crea un’atmosfera di pace tale che chiunque l’avvicina abbandona ogni inimicizia”.
Con questo non si intende quella debolezza, che per amore della tranquillità, fa sopportare le cose, non è la finta pace che può migliorarci anzi nuoce allo sviluppo individuale di tutte le persone coinvolte, solo una coscienza già orientata all’evoluzione consente di accedere al vero senso e alle cause degli eventi e permette di liberare tutte le energie necessarie per superare i vecchi limiti e potersi trasformare. Vivere è cambiare, è un costante rinnovamento sulla strada verso l’integrazione mentale-spirituale, un divenire di autocoscienza, scoprire quelle parti di noi che ancora rimangono oscure. Anche se non viviamo questi spazi in maniera consapevole, ognuno li intuisce e li ricerca nel profondo del suo intimo.
Finchè non sperimentiamo in modo consapevole il nostro essere spirituale, punto focale delle nostre aspirazioni, è l’avere e non l’essere a dominarci nelle azioni e nei pensieri.
Questo ci induce ad avere più degli altri, tutto ciò crea tensioni, pretese, invidia e sete di potere, compromettendo nel grande e nel piccolo il processo di pace, troppe persone fanno partire il loro processo di pace, anche se ben intenzionati, da questo errore di partenza. Dobbiamo gettare i semi della pace dentro di noi e poi verso l’esterno sempre attingendo da noi stessi. E’ il praticare la non violenza personalmente che ci permetta di vivere in pace, senza mai dimenticare l’ardore , “il Tapas” verso la difesa della giustizia e dei deboli, guai a essere “tiepidi” e girarsi dall’altra parte per non essere coinvolti, gettando così al vento la nostra evoluzione, la nostra coscienza e la nostra moralità.